Copertina Condannato da Internet di Enrico Casartelli

Internet è ormai parte della nostra quotidianità, così come i social network e la comunicazione on line che hanno creato una realtà nuova anche a livello professionale. Condannato da internet è un romanzo attraverso il quale Enrico Casartelli (clicca qui per la sua biografia) mette a nudo le difficoltà e i pregiudizi di un contesto che ha ancora tante potenzialità da esplorare. In questa intervista abbiamo approfondito alcuni temi che caratterizzano il romanzo.

Come è nata l’idea di un racconto così centrato sulle tematiche comunicative attuali?

“Mi occupo di comunicazioni digitali e marketing in rete, quindi queste tematiche mi sono familiari . Spesso ne parlo in articoli su quotidiani, mi sembrava corretto affrontarle anche in un mio romanzo”.  

Internet è il tema principale di Condannato da internet e nel libro vengono sostanzialmente sviluppate quelle questioni che lo portano a essere croce e delizia per chi si avventura in rete…

“Internet è un mondo aperto e di conseguenza incontrollabile. Viviamo in una società info obesa, perché siamo continuamente bombardati da comunicazioni e sentiamo il bisogno di essere costantemente connessi. È un problema culturale, perché non c’è nulla di sbagliato nel desiderio di comunicare e condividere, ma sta alla singola persona fare un’opportuna cernita. Il rischio è crollare in una confusione di informazioni, spesso false o imprecise, e in una dipendenza da “connessioni digitali”. Sapere che i social sono diventati la seconda fonte di informazione per la società odierna è preoccupante: le manipolazioni e le fake news sono sempre presenti e insidiose. Occorre molta attenzione”.

Il racconto ruota intorno a Marco che è uno youtuber. Lei cerca di spogliare questo giovane dai preconcetti che si hanno verso un ragazzo che con la sua esposizione influenza le scelte delle persone. E’ un modo per far conoscere anche le grandi opportunità di una nuova professione come questa?

“Direi di sì, soprattutto in una società come quella italiana ricca di preconcetti. La professionalità si basa sul fatto che ritagliare una ventina di minuti ogni giorno richiede ore di preparazione, occorre anche un’abile regia per cambiare le inquadrature in maniera veloce e accattivante oltre alla capacità di mantenere alto il livello di interesse. Inoltre, nei casi di Youtuber di successo, questa professione dà opportunità di lavoro anche a parecchie persone di staff: regia, pubblicità, marketing, gestione contratti con aziende di games. Facile e stupido, soprattutto per le persone della mia generazione, criticare queste figure professionali evitando la minima fatica nell’approfondirne il tipo di lavoro e l’impegno”. 

Internet e in generale la “socialità sul web”, in questo periodo di lockdown, hanno subito una spinta incredibile. Alla luce del suo lavoro Condannato da Internet cosa offre e cosa toglie internet?

“Finalmente tante aziende sono state costrette ad applicare lo smart working, una forma di lavoro che esiste da parecchi anni all’estero, ma pochissimo in Italia e questo per una pura e retrograda cocciutaggine da parte della dirigenza. Anche qui non dobbiamo esagerare: direi che, ogni settimana, uno o due giorni di presenza in azienda siano più che opportuni per non perdere l’aspetto prettamente sociale del lavoro”.

Il lavoro su questo libro cosa le ha permesso di capire meglio della realtà dei giovani di oggi?

“Lavoro con giovani e persone della mia età, cioè vecchi baby boomers. Spesso assisto a incomprensioni e discussioni tra generazioni diverse, quasi sempre la causa è una certa ottusità da parte delle persone più adulte. Nel mio libro il conflitto generazionale, in questo caso tra padre e figlio, è un argomento fondamentale e coinvolge sensibilmente il protagonista”. 

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